La scenografia come linguaggio della storia: l’esperienza delle studentesse dell’Accademia SantaGiulia
17/07/2025
Cosa succede quando gli studenti sono chiamati a trasformare il palcoscenico in un luogo narrativo e simbolico per conferire una nuova dimensione e una forte identità visiva a uno spettacolo dove musica e parole, unite in un equilibrio intimo, lasciano un segno indelebile nel pubblico?
L’esito è emozionante e speciale come dimostrato da “Risonanze di Libertà – Arte e Resistenza nell’Italia Contemporanea”, il progetto che fonde teatro e musica in un’unica esperienza artistica, andato in scena al Teatro Sociale di Brescia in occasione dell’80° Anniversario della Liberazione dal nazifascismo.
Per l’occasione sono state coinvolte le studentesse del biennio specialistico in Scenografia e Tecnologie dello Spettacolo dell’Accademia SantaGiulia: Roberta, Giulia, Amita, Katia e Angelina hanno collaborato alla creazione di un allestimento ideato su misura per questo evento con l’obiettivo di valorizzare il dialogo tra arte, identità nazionale e memoria storica.
Il progetto, nato da un’idea del direttore artistico Sandro Torriani (già docente presso l’istituzione dei corsi di Scenografia), ha visto protagonisti la musica, con la SMArt Chamber Orchestra, e il teatro, grazie alle letture di opere interpretate da Luciano Bertoli rappresentative di figure emblematiche come Antonio Gramsci e Giacomo Matteotti, e alle riflessioni storiche condotte in scena da Emilio del Bono (già sindaco di Brescia e oggi consigliere in Regione Lombardia). Al progetto visivo, all’allestimento scenico e alla progettazione dello spazio hanno lavorato le studentesse insieme al loro docente e light designer Stefano Mazzanti.
Abbiamo chiesto al direttore artistico di “Risonanze di Libertà” Sandro Torriani, quale fosse la richiesta fatta alle studentesse: “A loro è stato chiesto di lavorare su un impianto scenico essenziale ma narrativamente denso, in cui la luce e la composizione visiva diventassero linguaggi espressivi. Sul palcoscenico erano presenti diverse figure, per cui lo spazio scenico richiedeva una regia visiva capace di creare profondità, scandire i piani narrativi e accompagnare lo spettatore nel percorso storico ed emozionale del racconto”.
Il progetto è stato pensato perché le studentesse potessero occuparsi di tutto in autonomia a grazie al percorso formativo seguito e all’esperienza maturata nel tempo.
In una prima fase, le studentesse hanno incontrato il produttore e ideatore dello spettacolo che ha raccontato loro del progetto, oltre a fornire il copione con il testo e le musiche.
A questo punto ad ogni studentessa è stato affidato il compito di sviluppare una bozza personale attraverso un percorso di ricerca e riflessione individuale. Ciascuna ha presentato il proprio progetto di spazio scenico e luci: dal confronto attivo tra idee diverse è emerso un filo conduttore fra i vari progetti su cui sviluppare la proposta definitiva grazie anche alla relazione con le maestranze e gli artisti coinvolti.
È seguito un dialogo con il teatro ospitante (il Teatro Sociale di Brescia) grazie a cui le studentesse hanno potuto comprendere le necessità specifiche di lavoro.
A questo punto, in base a tutte le informazioni raccolte e alle attrezzature disponibili in teatro, hanno lavorato con Autocad per il disegno del progetto, sia della parte scenografica che della pianta luci, e poi con il software Capture per realizzare i render fotorealistici dello spazio scenico.
Sul campo poi, le studentesse e i docenti sono stati impegnati per tre giorni in teatro: le ragazze hanno potuto “dirigere” i tecnici e occuparsi in maniera concreta di un allestimento, dal montaggio degli elementi scenografici, appendendo soffitti o quinte e dipingendo praticabili, alle luci. Una volta conclusa la fase di montaggio, il team si è dedicato alla creazione degli effetti luce e dei cambi di scena per poi perfezionare quanto programmato nell'ultimo giorno di prove.
“La drammaturgia di “Risonanze di Libertà” ci ha guidate nel lavoro, permettendoci di comprendere al meglio come le varie componenti dello spettacolo dovessero interagire e comunicare tra loro”, raccontano le studentesse. “L’espediente che ci ha permesso di creare la suggestione necessaria a questo spettacolo è stato l’inserimento di un tulle per isolare o far comunicare l’orchestra e la musica con gli altri elementi dello spettacolo. Grazie a un impianto illuminotecnico appositamente studiato, potevamo illuminare l’orchestra e farla comparire dietro il tulle o lasciarla a buio e farla sparire. Questo ci ha permesso di creare anche dei momenti intensi in cui il tulle veniva sollevato e spariva dal palcoscenico lasciando che le componenti si riunissero tra loro”.
Ovviamente, lungo il percorso ci sono stati diversi contrattempi. “Gli imprevisti ci danno la possibilità di vedere tutto ciò che può accadere nel passaggio da un progetto creato sui banchi di scuola alla realizzazione concreta all’interno della realtà lavorativa”, afferma il professor Stefano Mazzanti. “La cosa più utile per gli studenti è imparare a cercare soluzioni, e, se serve, modificare anche il progetto iniziale per raggiungere l’obiettivo”.
Un’esercitazione molto utile dal punto di vista formativo in ogni fase della sua realizzazione: “Sia nella fase progettuale che in quella realizzativa, abbiamo comunicato con il committente e con le maestranze per mettere in scena un risultato che potesse comunicare al pubblico nel modo più chiaro e impattante possibile”, riportano le ragazze coinvolte. “Per il nostro corso si trattava della prima esperienza di relazione diretta con un’orchestra di professionisti e all’interno di un ambiente teatrale. Esistono limiti ed esigenze che questo tipo di linguaggio e lavoro impongono!”.
Un esito finale molto positivo, parte di un percorso importante e utile dal punto di vista professionale per tutte le studentesse. “Al di là del successo di pubblico e dei complimenti ricevuti da tutti, compreso il prestigioso teatro che ci ha ospitato, abbiamo visto le ragazze molto concentrate e attive”, commentano i docenti. “Hanno dimostrato una certa professionalità nel porsi all’interno di un ambiente di questo livello”.
Anche le studentesse hanno parlato con grande entusiasmo ed emozione a margine dello spettacolo “Risonanze di Libertà”.
“Poter vedere il proprio progetto compiuto, dopo aver lavorato per mesi con professionisti e maestranze, è un’emozione indescrivibile!”, sostiene Katia. “Essere riuscite, come classe e come professioniste, a comunicare con pochi elementi dei temi storici importanti come l'Anniversario della Liberazione, è stato un grande onore che spero possa capitare nuovamente in futuro”.
“È stato davvero bello vedere come tutto il lavoro di allestimento prende forma e capire quanto impegno c’è dietro le quinte di uno spettacolo. L'idea della scenografia poi è nata dalla collaborazione con le mie compagne e questo ha reso tutto ancora più speciale!”, conclude Angelina.
Per le studentesse del biennio specialistico in Scenografia e Tecnologie dello Spettacolo di Accademia SantaGiulia, “Risonanze di Libertà” è stato un esercizio di grande responsabilità, non solo tecnica ma anche intellettuale e artistica, che hanno affrontato con dedizione, intelligenza e grande sensibilità. Quale miglior forma di apprendimento si può offrire a chi si forma nel mondo della scenografia contemporanea se non quella sul campo?
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